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EVENTO1

Quando i signori Carli vennero al nostro Club e mi chiesero se potevano esporre , nella nostra galleria, i quadri di un loro famigliare defunto, risposi positivamente e fui

felice nel sapere che sarebbe stata la prima esposizione delle opere di Andrea Carli, un poeta e scrittore, di cui mi aveva parlato tante volte in termini lusinghieri il mio e suo amico Aldo Luppi, il noto scrittore ferrarese scomparso un anno fa. Alcuni giorni dopo ,con alcuni collaboratori del Club, eravamo nell’appartamento dei Carli, in centro città, per selezionare le opere da esporre. L’impressione fu immediatamente positiva. Scoprimmo un piccolo, inaspettato museo con splendide opere di Silvan, di Felloni, di pittori sardi, ma soprattutto di Carli.

EVENTO2

I corridoi, le numerose stanze, i terrazzi, ci venivano incontro con un’esplosione di colori in stile figurativo, astratto o informale, che rivelavano una grande e originale personalità di artista. Restavamo stupiti e abbagliati dalle immagini surreali di Venezia, dai paesaggi solari del Belgio e della Germania e altresì ci rattristavamo per il grigiore dei freddi campi di concentramento dove Andrea rimase rinchiuso per lunghi anni, dopo l’8 Settembre del 43, in cui tutti o quasi erano liberi di tornare a casa, ma per lui e per altri così non fu. Era partito per la guerra a vent’anni, e fino ali ventiquattro consumò in prigionia la sua età più bella. Quando tornò, cambiato nel fisico e nel carattere, trovò a Ferrara, al posto della sua casa di Corso Porta po’, un cumulo di macerie, ove erano rimasti sepolti, dopo i bombardamenti aerei, i suoi genitori .La sua vita dovette riprendere per la forza trascinante della natura e delle sue leggi. Si laureò in lingue straniere: insegnò in varie scuole, inferiori e superiori. Fu corteggiato come uomo, stimato come insegnante, apprezzato come poeta. Ma la sua vera vita era dentro di lui, nella solitudine della sua stanza, dove ”almeno tre volte al giorno “ era solito dire, ricordava i campi di prigionia. Forse anche lui, come Primo Levi ”da quel campo di concentramento non era mai uscito”. Levi non sopportò la realtà e morì suicida; Carli, invece, sopravvisse al passato e al se stesso di prima. Esternò la sua sensibilità con la poesia e ora sappiamo anche con la pittura. Pubblicò soltanto due sillogi “Nel Regno del cuore” e “Furore”, che furono considerate dai critici due piccoli gioielli. Ottenne due importanti premi letterari, ma dal 1970 non ha più pubblicato e scritto versi né altro. Carli aveva però un’ altra predisposizione naturale, quella per la pittura, che ora verrà alla luce, fuori dalla solitudine della sua stanza dove in vita l’esercitava, che gli permetteva di vivere coi colori e le tele un’altra vita, meno evidente di quella reale, ma più ricca di sentimenti, di ricordi, di fantasie, con le quali rivisitava il passato e si costruiva un presente del tutto personale. Con abilità pittorica, fosse figurativa, astratta o informale, percorse il suo itinerario interiore senza più timidezze e senza riserve. Fu attento alle magie del mondo, che, per quanto squallido e miserabile, gli aveva regalato dei doni meravigliosi: l’intelligenza, la fantasia, la sensibilità ed un’anima grande, riconoscente a chi gli aveva dato la vita .

Presentazione a cura del critico Gianni Bianchini

Club Amici dell’Arte di Ferrara

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